Français Português Español Italiano English 

I viaggi

Brano di un articolo pubblicato sul giornale russo Izvestia il 23 ottobre 1958, n°254 (12870)
« La verità di Tiberio », di A. Pistounova, nella rubrica « Gli ospiti del Festival »
            Tiberio ha viaggiato molto - in America, in Europa, in Africa. In Africa soprattutto, un paese  il cui viso è stato tagliato dai colonizzatori e le cui frontiere richiamano le rughe delle lacrime segnate sulle guancie del vecchio negro. Di là, ha riportato i temi dei suoi migliori dipinti. “Gli impicatti del Kenya”, “Maternità”: con questa madre che culla il suo unico tesoro, il bimbo, si sente molta tristezza e tanto amore.

Wilson Tiberio crede profondamente nell'emancipazione del colonialismo e in un futuro migliore per i suoi connazionali. Lui è un gran tipo abbronzato che porta il berretto, fuma la pipa e sfoggia un aria serena. Nei suoi grandi occhi attenti, c'è molto fuoco, lo stesso fuoco che il padre, un fabbro del Sud del Brasile, ha visto tutta la sua vita.
    Ho fatto conoscenza con Tiberio sul treno del Festival, fra Tchop e Moscova. Era seduto vicino al finestrino, visibilmente molto concentrato, e guardava, con uno sguardo senza fine, la nostra terra. Alla stazione di Jmerinka, una ragazzina pioniera gli ha regalato una cravatta di cui non si è separato durante tutto il viaggio.
“Il mio sogno si realizza, mi ha detto Tiberio, sono venuto in questo paese verde e felice.”
A Moscova, ha portato con lui i suoi lavori. Saranno esposti durante la mostra di pittura del Festival. C'è un dipinto straordinario: “Le prefiche”. C'è tanto amore e tenerezza nella donna quanto nell'eroina di “Maternità”. Il figlio è morto. Le donne vestite in nero piangono. Questa tela è sorprendente : ci affiora  il dolore intero, un dolore che non è ancora stato scaricato con i pianghi, il dolore del popolo nero. Il peso dei vestiti neri fa piegare le spalle delle donne.
Ho visto Tiberio disegnare sul treno che ci portava a Moscova. Era uno schizzo di viso femminile, quello di una donna che apparteniva alla delegazione del festival, un'Ungherese verosimilmente. I suoi occhi ridevano, i suoi cappelli volavano al vento.


Grande sacerdotesse vudù Porto Novo 1948
Palazzo di Abomey 

Palazzo di Abomey 1948

Incontro con Memel Fote, Costa d'Avorio 1963

Cina 1957

Shanghai 1957

Leningrado 1958



Site web créé avec Lauyan TOWebDernière mise à jour : mercredi 25 mai 2011