WILSON TIBERIO: LE IDEE E LE LOTTE
L'artista pittore W. Tiberio è venuto in Francia grazie ad una borsa di studio concessa dal governo francese nel 1946.
Originario di Porto Alegre, Parigi è stato un punto di partenza in direzione dell'Africa dove, tramite il Musée de l'Homme, viaggia molto, accompagnando ad esempio il rimpianto Jean Rouch durante un soggiorno in Niger.
Assiste alle prime ore della rivalorizzazione delle culture e civilizzazioni africane nella personalità del Signore Alioune Diop, fondatore della casa editrice Présence Africaine. Partecipa al primo Congresso degli Artisti e Scrittori Neri nel 1956. Fu anche partecipante e ospite del Signore L.S. Senghor, durante il primo Festival delle Arti Negre di Dakar nel 1966. Rimarrà in questa città per cinque anni.
Conosceva bene le conferenze organizzate dal Signore Griaule alla Sorbona, come conosceva bene i paesi seguenti: il Mali, la Costa d'Avorio, il Benin (Dahomey di ieri) di cui ogni Brasiliano di origine africana rivendica la propria appartenenza. Questo costituiva un ritorno essenziale alle origini.
L'opera pittorica di Tiberio si accompagna di sculture in bronzo, terracotta, pietra in cui la confluenza culturale con l'Africa, l'Europa dove ha effettuato più soggiorni, viaggi fuori dalla Francia, è intimamente legata. L'Italia fu il terzo paese dove visse il più tempo.
Si apposta sempre di nuovi orizzonti ed incontri artistici e culturali con i popoli. I suoi passi l'hanno condotto fino in Cina e in Unione Sovietica nel 1957/58.
La donna, grande tematica del pittore: donne africane e della diaspora e di origini diverse.
Trasmette per via del suo lavoro magnifici ritratti in opposizione ad una immagine diminuita, calpestrata e continuamente umiliata dalla storia coloniale dove l'Africa aveva per solo e unico volto quello della degradazione, la sfigurazione di uomini e donne che non corrispondevano ai canoni di bellezza degli Occidentali.
Proprio li, sta la sua forza, la sua libertà. Al di là, l'ignominia della sua epoca, ha saputo transcendere in un modo innato i razzismi, le divergenze per vedere in ogni luogo l'uomo nella sua totalità, diversità, riempiendo a questo titolo la vera funzione dell'artista, quella di essere al di sopra delle leggi che non c'entrano niente con quelle della vita.
Lascia alle nuove generazioni un patrimonio pittorico che ha il prezzo dei passi tracciati attraverso le umiliazioni, le sofferenze inflitte a popoli ridotti alla schiavitù, al saccheggio del loro patrimonio culturale, che alle ore le più terrificanti della loro Storia, non erano più considerati come uomini.
L'Africa occupa un posto di predilezione nell'opera pittorica di Tiberio. Costituisce un ponte culturale con l'America latina. Lasciamo l'artista esprimersi direttamente su quell'aspetto essenziale della sua opera: "Le opere che ho esposto a Roma, esprimono l'uomo che sono, Brasiliano, uomo del Terzo Mondo strappato dall'oppressione, la barbaria e la colonizzazione esterna ed interna. Ho volontariamente dato al mio dipinto “Tricontinentalità” grandi dimensioni, proporzionali a ciò che può rappresentare la lotta di Che Guevara. Alcuni altri dipinti si ispirano alle sofferenze contemporanee dell'Africa, del Congo, del Biafra, del Mozambico e del Brasile. Cosi, “Libertà”, “Repressione”, “I giustiziati”, e i terracotta, i bambini senegalesi dell'”Umiliazione”. " Ma non dimentico, malgrado la mia recente espulsione dal Senegal, che l'Africa alla quale tanti ricordi ricchi ed intimi mi ci legano da più di vent'anni, dà asilo all'esiliato che sono. Ci trovo la mia speranza, la mia forza, per lottare con le mie armi e i miei mezzi di espressione che sono la pittura e la scultura. Le opere che sono presentate qua non solo rendono omaggio all'Africa feconda, ma manifestano pure la fede che metto nel destino di un continente nuovo e potente. “ " Gli uomini, le donne, i paesaggi, i colori, i ritmi e i profumi mi hanno soggiogato, nei grandi formicai urbani come in piena boscaglia. Ragazze dalle labbra viola, Veneri africani steatopigiche, donne Wolof, Toucouleur e Peul, eleganza femminile della “Danza della Terra”. Ho pure cercato ad identificare il corpo femminile dell'Africa stessa.” " Da un lato la lotta e la sofferenza, da un altro, l'ottimismo secolare di questa “Girotonda di Casamance” che è come nella vita, mai finita e sempre la stessa fonte di speranza.” TIBERIO.
UN AMICO VICINO Gerard Sekoto nasce nel 1913 in una missione luterana del Transvaal, figlio di maestro evangelista. La sua coscienza artistica emerge dalla vita quotidiana degli Africani cristianizzati, da un lato, e l'altro dalla vita tradizionale sudafricana con alla testa il Maestro agricoltore Afrikaner. Dipinge da bambino, vince una bibbia e cinque shillings per aver dipinto l'insegna della scuola. Tra il 1930 e il 1947, il suo talento si impone, riceve numerosi premi alle sue mostre. Nel 1934, incontra lo scultore Bantù Ernest Mancoba che lo incorraggia dicendogli “Dipingi come te la senti!” Nel 1939, è il primo artista Bantù ad essere accettato dall'Associazione Sudafricana delle Arti che espone ogni anno a Johannesburg. Più mostre dedicate alla vita africana gli consentono di venire a Parigi nel 1947. Ci incontra Tiberio. All'inizio, deve suonare il pianoforte per dipingere e sopravvivere. Poi, i suoi dipinti vengono esposti in Olanda, in Inghilterra, in Belgio, in Danimarca e negli Stati Uniti. Nel 1966, al Festival delle Arti Negri di Dakar, ottiene uno strepitoso successo. Numerosi dipinti suoi sono acquistati dal governo senegalese, come opere del suo amico Tiberio con il quale percorre la Casamance. Quella regione è la più pura al livello delle tradizioni, tutti e due ci ritrovano le loro origini africane. In quell'occasione, il Sudafrica gli toglie il passaporto... “Nella mia infanzia, i tre poli che furono la Cristianità evangelista, la vita Bantù tradizionale e la dominazione del bianco Afrikaner provocarono in me una specie di dissociazione nei miei contatti con gli esseri e le cose. Per lottare contro quest'odiosa discriminazione, tutta la mia pittura cerca a ritrovare un'identità comune a tutta la gente, al di là delle diverse origini, alla ricerca di una relazione comune fra gli esseri.” SEKOTO  Tricontinentale olio su tela 275x420cm |
|  Massacro Sudafrica olio su tela 44x127cm |
|  Lavori forzati olio su tela |
|  Il Ku Klux Klan olio su tela 104x245cm |
|  Gli impiccati del Kenya olio su tela 91x71cm |
|  Tortura America Latina olio su tela 198x280cm |
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