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Pitture

Evening News Lunedi 16 aprile 1962
Dall'inviato polacco in Ghana Wladyslaw Szczerbic
Primo piano sulla cultura panafricana
Abidjan, il ritorno in Africa di uno dei suoi figli

Per un pomeriggio di caldo ardente, mi ritrovo nel cuore di Treichville, colorata e rumorosa - la città “nera” della bellissima Abidjan. All'ingresso che porta al largo cortile di un garage, scopro un asse di legno ordinario mezza ricoperto di fogli e con l'iscrizione in nero “TIBERIO”.
Vicino ad un pozzo nel cortile, un gruppo di bambini africani spruzzano acqua fredda. Come sono felici!
Ciònonostante, la comparsa di un visitatore bianco interrompe la loro piacevole occupazione:
"Tiberio, oh, vive qua, al primo piano, vicino al garage. Attento per le scale”, mi avvertono gentilmente. Salgo la scala esterna, lungo il muro del garage da dove provvengono rumori di motori e di attrezzi.
Dalla galleria in legno che costeggia il primo piano, si può ammirare il panorama incantevole della laguna, il lungomare e la piramide bianca e verde della città europea di Abidjan.  Comincio a capire perché è proprio qua che...
Ma vengo interrotto da un forte “Hello” lanciato da uno dei più grandi artisti dell'Africa odierna.
Il mio ospite è un uomo alto, trentanovenne, con un inseparabile e rotondo cappello di paglia in testa. Sul suo volto nero, si illumina un sorriso buono ed amichevole. Dopo una chiacchierata, Tiberio torna a dipingere. Mi siedo in un angolo dell'atelier camera da letto, su una brandina, dura, e ascolto la storia della sua vita. Questo “maestro” del pennello, come l'ha chiamato un critico italiano, è nato in Brasile. Da bambino, sognava di tornare in Africa, la terra dei suoi antenati di cui furono sradicati e condotti con forza nelle piantagioni nordamericane  o sudamericane. La sua passione per la pittura risale all'infanzia. I suoi genitori non avevano i mezzi per aiutarlo molto, suo padre era fabbro e sua madre sarta.
La propria ostinazione, la sua determinazione e il talento - un grande talento - lo spingono in questa direzione.
A diciassette anni, Tiberio guadagnava la sua vita come pittore d'interni, e allo stesso tempo, era iscritto come studente nell'ambito dell'educazione permanente all'Accademia delle Belle Arti di Rio de Janeiro. Il suo talento attira l'attenzione dei suoi professori e gli consente in seguito di vincere una borsa di studio per Parigi.


Il legame naturale
Il primo shock, è precisamente a Parigi - al Musée de l'Homme - che lo vive. Ammira le opere dell'arte africana, strane maschere, numerosi significati simbolici, graziose statue e statuine, magnifiche parure, attributi dei capi e oggetti dell'artigianato popolare; trova un legame naturale tra il paese della sua infanzia (dove le usanze africane vengono praticate ancora) e la terra dei suoi antenati. E' allora che Tiberio decise di tornare alla vera e propria fonte, l'unica autentica fonte della sua arte: l'Africa.
Nel 1948, effettua il suo primo viaggio in Africa durante il quale visita il Senegal, il Sudan francese (oggi il Mali) e il Dahomey (N.d.T. oggi il Benin). Con una semplice piroga, naviga il corso del fiume Niger, cammina per chilometri  l'immensa e polverosa savana,dove ogni giorno, capisce meglio le faccende drammatiche che si svolgono attraverso il continente africano. Durante questo ritorno alle origini, ogni passo lo avvicina ai suoi fratelli africani. Il suo comportamento suscita il sospetto dell'amministrazione coloniale francese. Presto un pretesto per la sua espulsione dalla regione è trovato quando prova a liberare un giovane Africano dalle grinfie di un ufficiale della polizia ufficiale francese. Tiberio fu rinviato a Dakar dove fu detenuto nel garage del consolato brasiliano, poi ammanettato ! su una barca ed espulso in direzione di Marsiglia in Francia.
Momentaneamente, Tiberio smette di dipingere, un triste sorriso illumina il suo viso: “Vedi, Wladyslaw, come la storia si ripete, mi dice. Un tempo, furono imbarcati di forza i miei antenati da Dakar, dall'isola degli schiavi tristemente famosa di Gorée, attraverso il grande oceano. E non sono mai tornati. A metà del ventesimo secolo, mi capita la stessa cosa. Con una differenza tuttavia: nel mio caso, sono tornato molto presto in Africa, che si è adesso quasi totalmente liberata. Desidero talmente aiutare con la mia arte, in un modo o nell'altro, per accelerare la marcia rivoluzionaria dell'Africa.”
Tiberio è sempre rimasto fedele a questa vocazione. Dedica l'immenso talento e tutto il suo entusiasmo a questo compito. Tornato a Parigi, crea una serie di dipinti che rappresentano l'epopea struggente dell'Africa nera.
Sfogliavo le riproduzioni e...non c'era proprio nessun paesaggio! I suoi sipinti rappresentano l'Africa attraverso l'uomo. Tiberio celebra nella sua arte l'anima africana, le sue avventure e sventure, il lavoro estenuante, la vivificante e segreta musica, l'espressione potente delle danze, il coraggio e la saggezza dei suoi fratelli neri, la bellezza della terra africana a del suo popolo. Il “migliore interpreta del popolo nero” (come l'ha qualificato un critica parigino) mostra con maestria nei suoi dipinti e pure nelle sue sculture tutti gli aspetti della vita africana: il sogno romantico di una giovane ragazza nera e il profondo dispiacere di un popolo infelice, il destino crudele di quelli che soffrono di lavoro forzato, la tenerezza di una madre africana, l'affascinante bellezza dei bambini neri giocando sulla terra rossa e bollente.
Tiberio è conosciuto in tutto il mondo. Migliaia di persone ammirano le sue opere che sono state esposte a Parigi, Nizza, Moscova, Pechino, Rio de Janeiro, Amsterdam e pure in Africa, nella sua Africa!
La prima sosta del suo periplo attuale è la Costa d'Avorio poi il Niger e poi... forse il Ghana.
Ho letto più articoli su Tiberio in diversi giornali del mondo. Il giornale parigino Le Figaro, il russo Sowjetskaja Kultura, il brasiliano  Il Globo e il cinese Zenminzipao condividono la stessa opinione: Tiberio è un grande artista con una profonda umanità; un uomo con un grande talento artistico realista e coraggioso può commuovere e colpire profondamente tutto il mondo.
Il mio ospite lascia il pennello. Ma prima di tornare all'animazione delle povere vie di Treichville, mi mostra gli aspetti più significanti delle sue opere: la punte di diamante politica della sua arte; i dipinti che esprimono l'intensità della lotta e i numerosi sacrifici che  finalmente hanno condotto alla vittoria del popolo africano. Alcuni dipinti suoi sono intitolati “L'Africa toglie le manette”, “Gli impiccati del Kenya”, “Il lavoro degli schiavi” e “L'assassinio di Lumumba”.
Tiberio è modesto e umile. E' un grande amico. Ama il vino e le lunghe conversazioni fra amici, ne ha molti a Treichville, il quartiere povero della ricca e bella città di Abidjan. Ne conta molti per il mondo. Con una gioia commovente, mi fa vedere le parole di ammirazione scritte dai visitatori africani durante la sua mostra ad Abidjan. Tra di loro, figura in un semplice quaderno l'omaggio seguente:
“L'AFRICA INTERA ASPETTA I VOSTRI DIPINTI PERCHÉ LEI È UN COSÌ GRANDE ARTISTA. LA RINGRAZIO, GRANDE TIBERIO! UN INESEGNANTE AFRICANO DI TREICHVILLE - ABIDJAN”


Africa, olio su tela 1,50 x 1,10m, collezione privata

Il bacio, litografia 4x60cm collezione privata

Lavandaia, guazzo 60x46cm collezione privata

Saint Louisienne, olio su tela 2mx70cm coll. privata

Ritratto di Lena, olio su cartone 63x48cm

Figure, olio su tela 126x84cm

Donne allo specchio, olio su tela, collezione privata



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